COMO.- Sei minuti di applausi nella sala bicentenaria del Teatro Sociale di Como hanno suggellato il successo di “Romeo e Giulietta” nella versione di Davide Bombana, portato in scena dalla Compagnia Junior Balletto di Toscana. Questa compagine giovanile fondata e diretta da Cristina Bozzolini costituisce la struttura produttiva di tirocinio professionale della Scuola del Balletto di Toscana, tra gli enti più qualificati per la formazione di danzatori classici e contemporanei; una ventina di giovani di età compresa tra i 16 e i 21 che portano nei grandi teatri italiani le creazioni degli attuali maestri della coreografia italiana. La versione del milanese Bombana (ballerino scaligero che ha danzato in tutto il mondo per poi portare fino in India e in Australia le sue premiate creazioni coreografiche) rivisita la trama shakespeariana nell’ottica dolorosamente attuale dello scontro tra etnie e culture, ispirandosi alla storia vera di Admira (musulmana) e Bosko (serbo) uccisi da un cecchino durante il tentativo di fuggire da Sarajevo e rimasti insepolti per giorni (tragica immagine che vent’anni fa fece il giro del mondo) come nell'”Antigone” sofoclea. La realtà più tragica della fantasia letteraria.
I Montecchi sono qui i rappresentanti della civiltà occidentale, che uniformati (è il caso di dirlo) da giacca e cravatta come una divisa militare brandiscono rossi segnali stradali di “divieto di passo” a mo’ di scudi, assiepandoli ora come una testuggine ora come un muro. I Capuleti sono “gli altri”, “diversi” anche nella foggia degli abiti, che entrano in scena rotolando come sospinti dalla risacca del mare. E quanti naufraghi abbiamo visto in questi anni sulle coste del Mediterraneo. Inizialmente arrogante e prepotente, Romeo trova il vero se stesso negli occhi di Giulietta; costretta dalla tradizione a portare il velo e a sposare un uomo scelto dai genitori, Giulietta troverà forza nell’amore e nell’incoraggiamento di un’amica (che sostituisce il personaggio shakespeariano della Balia) per cercare una nuova vita. Ma il sogno di amore e libertà dei due giovani verrà interrotto, come accade materialmente alla musica di Prokofiev, da un’assordante raffica di spari. Restano a piangerli le madri, ora non più così diverse nel loro dolore. Bellissimi, appassionati e straordinariamente leggeri i 19 giovani interpreti di questo atto unico, cento densissimi minuti che hanno armoniosamente condensato non solo secoli di storia della danza con uno stile unico e coerente, ma anche secoli di letteratura e arte con una vicenda ambientata nel medioevo ma resa immortale dal rinascimentale Bardo e quindi messa in musica nel ‘900 per interpretare ora le tragedie mondiali del XXI secolo.
Si conferma dunque vincente la scelta della direzione artistica del Teatro Sociale di Como di aprire le porte a compagnie giovani italiane ed estere e a rivisitazioni attualizzate di grandi balletti e fiabe antiche: pensiamo a “La Bella e la Bestia” del Welsh Ballet ospitato nel dicembre 2011 (con ardite soluzioni sceniche e costumistiche) o allo “Schiaccianoci” gothic del Balletto del Sud (novembre 2014), o al più recente “Coppelia” del Balletto dell’Opera di Tirana andato in scena lo scorso dicembre e che sarebbe stato interessante confrontare con l’omonimo titolo presentato a pochi giorni di distanza al Teatro Giuditta Pasta di Saronno dalla Compagnia Cosi-Stefanescu. La coreografia classica infatti è stata condensata in circa un’ora dal maestro Ilir Kerni e la parte visivamente più riuscita era la scena in cui la giovane Swanilda e le sue amiche entrano nel laboratorio in cui il dottor Coppelius crea i suoi automi, un’ambientazione “dark” (con ombre e proiezioni su veli) che rimandava un po’ ai film di Tim Burton e un po’ alle atmosfere di “Blade Runner” (il magazzino di automi coperti da teli di tulle). Nella stessa serata il Balletto di Tirana offriva anche “La Stravaganza” di Angelin Preljocaj, un altro balletto che racconta l’incontro-scontro di culture attraverso la scoperta del Nuovo Mondo con gli indigeni “buoni selvaggi” identificati da abiti morbidi e da uno stile di danza “naturale” e fluido come le sonorità musicali che li accompagnavano, i conquistadores ingabbiati in corsetti e armature arrancando rigidi su una musica stridente e addirittura sgradevole. Non mancano mai poi le novità, come la danza acrobatica tra cielo e… acqua di “InEvolution” con la compagnia Liberi Di (estate 2015);
o la prima rappresentazione mondiale di “Inside of Life” (ancora estate 2015) opera contemporanea del Kim Yong Geol Dance Theater, giovane compagine coreana che a Como ha presentato anche un galà di celebri brani accademici e i cui interpreti, pur in assenza di una fisicità prorompente a cui ci hanno abituati divi nostrani come Roberto Bolle, niente hanno da invidiare ai ballerini occidentali quanto a tecnica, potenza e capacità interpretativa. Sembrerà paradossale (quantomeno ai puristi della danza accademica), ma lo spettacolo di balletto meno soddisfacente visto al Teatro Sociale di Como negli ultimissimi anni è stato proprio la versione integrale di due ore e mezza di un grande classico quale “Don Chisciotte”, con una compagnia portatrice della tradizione ballettistica bulgara e cioè il Sofia Festival Ballet: un po’ per una certa pesantezza della successione infinita di “divertissements”, un po’ per il déjà-vu di scene e costumi, un po’ per i giovani interpreti che già nella lezione “alla sbarra” pomeridiana non sempre sembravano all’altezza del maitre de ballet.
I prossimi appuntamenti di danza nel grande teatro storico comasco saranno il 14 aprile 2016 con il musical “Grease” della Compagnia della Rancia e il 15 aprile con “Constelaciones” di AracalaDanza di Madrid, spettacolo ispirato all’arte di Joan Mirò. info www.teatrosocialecomo.it.